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L'esempio italiano di museo contemporaneo: il MAXXI

Pensato come un luogo pluridisciplinare destinato alla sperimentazione e all’innovazione nel campo delle arti e dell’architettura oltre ad essere d estinato come spazio dell’arte contemporanea; in esso sono presenti collezioni permanenti sia di arte che di architettura, le quali vengono periodicamente incrementate con acquisizione di opere, progetti ed esposizioni temporanee.


Oltre agli spazi espositivi la struttura ospita: un auditorium, una biblioteca, una mediateca, una libreria e il bar/ristorante. Una reale fabbrica di cultura destinata ad ospitare attrazioni e spazi anche non propriamente affini alla cultura, ma che riescono a coinvolgere il pubblico e ad intrattenerlo per più tempo possibile.


Il progetto nasce con un concorso del 1998 bandito del ministero dei beni culturali avente come oggetto la realizzazione di un polo da destinare alle arti contemporanee, da collocare nell’area della ex caserma Montello al Flaminio da anni dismessa e in una posizione centrale della città. L’idea era quella di integrare diverse funzioni nel progetto e di creare un complesso che fosse in pieno dialogo con il contesto. Nel 1999 viene decretato vincitore il progetto di Zaha Hadid, che originariamente prevedeva un vero e proprio campus multidisciplinare, con spazi museali, laboratori di ricerca e funzioni commerciali. Questo progetto fu scelto non solo per la creatività della soluzione architettonica ma anche per la sua capacità di integrarsi con il contesto e di rivitalizzare quella zona di Roma.


Il progetto di Zaha Hadid si confronta in modo sobrio ed elegante con il sistema urbano delle caserme, ne acquisisce e rispetta l’orizzontalità, emergendo da esse con volumi semplici. La complessità delle forme aumenta quando l’edificio si rivolge al lato opposto alle caserme, dove qui viene fuori tutta la poetica dell’architetto fatta di linee veloci, dinamiche e ad andamento alternato tra la linea retta e la curva. I percorsi interni seguono la sagoma dell’edificio e si articolano in uno spazio estremamente interessante. Gli elementi distintivi sono le grandi vetrate, l’uso del cemento armato per le facciate, la luce zenitale naturale e la linearità del percorso, aspetto che permette al visitatore di camminare senza dover tornare sui suoi passi.


Il cantiere del MAXXI è stato un vero e proprio luogo di sperimentazione. I materiali utilizzati sono il cemento armato, l’acciaio e il vetro. Tra essi domina il primo, usato per le pareti, le superfici orizzontali, le lame di copertura e gran parte delle finiture. È stato così tanto utilizzato da rendere necessario l’impianto di una centrale di betonaggio in cantiere. Le scelte progettuali hanno reso necessario l’impiego di casseforme particolari, di dimensioni fuori standard (e quindi più costose). L’acciaio è stato usato per i collegamenti verticali, le scale, i pilotis che sostengono l’aggetto e per le travi di collegamento tra le pareti verticali.


Il carattere spaziale del MAXXI è contenuto nell’idea di parete intesa come elemento ordinatore dello spazio. Le gallerie infatti sono racchiuse da coppie di pareti che corrono parallele e che superano la distinzione tra struttura portante e tamponatura. La copertura è stata tutta prodotta fuori opera integrando serramenti, dispositivi di illuminazione artificiale e di controllo di quella naturale. È composta da una doppia pelle in vetro schermato da griglie metalliche la cui funzione è, oltre che di attutire la luce naturale, di essere utilizzate come passerelle percorribili per manutenzione.


L’esito del progetto è indubbiamente di alto livello, soprattutto secondo la critica estera. Non è lo stesso a detta di alcuni critici italiani e storici dell’arte e dell’architettura, i quali muovono giudizi negativi per due principali motivazioni: in primo luogo l’eccessivo costo dell’opera rispetto al preventivo iniziale; in secondo luogo per la carenza di spazi espositivi in rapporto a quelli di transito. Questa seconda critica è decisamente condivisibile e riscontrabile in loco. Ciò è dovuto però alla concezione contemporanea dei musei progettati da “archistar” i quali molto frequentemente divengono famosi al pubblico per il loro aspetto formale più che per quello che contengono. Tuttavia ciò non deve essere necessariamente visto in modo negativo poiché un museo progettato da un architetto di fama mondiale proprio per essere stato concepito da un autore celebre, invita ancora di più il visitatore creando comunque veicolazione culturale e artistica. Aspetto questo molto importante in città storiche Italiane come Roma, dove scarseggiano edifici contemporanei progettati da architetti di fama mondiale.


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